Come affrontare la scomparsa di una persona cara con i bambini? La parola alla psicologa

 

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Intervista alla Dott.ssa Antonietta Marciano, Psicologa

Affrontare il tema della scomparsa di una persona cara con i più piccoli è molto difficile seppur inevitabile poichè fa parte del ciclo della vita. Come si fa allora a spiegare ai bambini che qualcuno a cui volevano bene se n’è andato via e non tornerà? Antonietta Marciano, Psicologa del Mago di Oz, ci ha aiutato in questo delicato compito, dandoci consigli utili e chiarimenti su come affrontare la perdita di una persona cara con i bambini.

Foto Credits: ilsussidiario.net

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Come si affronta il tema della scomparsa di una persona cara con i bambini?

Nella nostra cultura si tende sempre a proteggere e ad allontanare i bambini dalla sofferenza: la morte è considerata un tabù, una cosa di cui non si può parlare. Invece è importante, in base all'età dei bambini e alla loro capacità di comprendere l'evento traumatico, prepararli, accompagnarli e soprattutto sostenerli nell'elaborazione della perdita della persona cara. L'esperienza della separazione rappresenta un'occasione di apprendimento in base alla quale saranno affrontate altre esperienze di perdita in età adulta.


C'è un'età specifica per cominciare a parlare di questo argomento con i bambini?

L'argomento si può sempre trattare: l'importante è l'utilizzo di un linguaggio chiaro e facilmente comprensibile a seconda dell’età del bambino.

  • Fino ai 3 anni i bambini non distinguono bene le cose vive da quelle non vive quindi quello che percepiscono sono le emozioni di chi si prende cura di loro: se a casa percepiscono la tristezza potrebbero mostrarsi irritabili e avere crisi di pianto. Bisogna dare il giusto peso e comprendere che queste manifestazioni nascono dall'evento traumatico.

  • Dai 3 ai 5 anni i bambini cominciano a capire che esiste la morte ma non il concetto di irreversibilità: tipiche di questo momento sono le domande “Quando ritorna?” oppure “Quando si sveglia?”.

  • Dai 6 anni in poi si comprende l'irreversibilità della morte e i bambini cominciano a manifestare paure come quelle dell'abbandono o del buio: questa fase delle paure è fisiologica ma potrebbe diventare più manifesta se c'è stata la perdita di una persona cara. Si potrebbero alternare momenti in cui i bambini sono angosciati e tristi a momenti in cui sono incuriositi sulla morte e cominciano a fare domande come: “Ma morirai anche tu?”. Se queste domande arrivano in un momento sereno anche il genitore è più pronto ad affrontare questo argomento e riesce a dare risposte chiare.

  • Dai 12 anni in poi i ragazzi sono pienamente consapevoli della morte ma potrebbero avere difficoltà ad autoregolare le proprie emozioni, mostrandosi o troppo distaccati “per sembrare forti” agli occhi degli adulti o troppo angosciati.

L'uso delle metafore può essere d'aiuto per trattare questo tema delicato?

In generale le metafore possono aiutare purchè siano comprensibili e chiare per l’età del bambino. Fare riferimenti alle piante o agli animali può aiutare ad introdurre il concetto in modo più naturale, ad esempio: “Ti ricordi quando la pianta ha perso tutte le foglie oppure quando la farfallina è morta?”. Anche la metafora “nonno è in cielo o in Paradiso” può essere d'aiuto ma è sicuramente più comprensibile per una famiglia credente dove il bambino ha ricevuto un'educazione religiosa e quindi reperisce questa frase in modo consolatorio e la può accettare più facilmente. Nel caso degli atei è invece più complesso: bisogna preparare il bambino ad accettare il lutto gradualmente e delicatamente, magari con l'aiuto di qualche favola o delle storie. Non ne consiglio una in particolare perché i genitori conoscono meglio di chiunque altro i propri figli: possono scegliere le storie ed i personaggi più congeniali e più comprensibili per il proprio bambino.

Cerimonie funebri e cimitero: come ci si deve comportare con i bambini?

In linea di massima è bene che i bambini partecipino ai funerali: questo favorisce l'accettazione della perdita e l'espressione del dolore. In America è consuetudine fare un banchetto dopo la cerimonia. Per la nostra cultura potrà sembrare blasfemo ma il messaggio simbolico è che si può continuare a vivere dopo la morte. I bambini hanno bisogno proprio di questo: poter esprimere il dolore e sapere di poter sopravvivere ad esso. Nel caso di defunti cari scomparsi in maniera traumatica o se ci si aspettano cerimonie sofferte con scene strazianti, si può anche scegliere di non far assistere il bambino alla funzione. Si può proporre un modo alternativo per salutare la persona cara, ad esempio organizzando una commemorazione a casa o al cimitero con pensieri, disegni, discorsi, rendendo partecipe il bambino.


Come deve comportarsi il genitore con il bambino quando perde una persona cara?

La parola chiave è accoglienza: accogliere e dare un senso alle manifestazioni del dolore, incoraggiando il pianto, soprattutto se il bambino trattiene le lacrime o appare triste. Dire “manca tanto anche a me, ti capisco” anziché “devi esser forte” è molto importante. Gli adulti danno l’esempio di come si affrontano le situazioni dolorose: far finta di niente o evitare l’argomento, cercando di proteggere il bambino, può avere l’effetto contrario. Se si evita l'argomento il bambino può mettersi in testa di essere il colpevole. Con tatto e delicatezza bisogna veicolare il messaggio che la persona cara purtroppo non tornerà più, che non voleva andarsene e che non è colpa di nessuno. E’ molto più difficile per noi adulti accettare l’idea della morte che non per i bambini che vivono gli eventi in maniera più spontanea. La morte è un evento naturale e fa parte della vita. L’elaborazione del lutto è un processo articolato che avviene in più fasi. Bowlby, il padre della teoria dell’attaccamento, riconosce quattro fasi: il rifiuto della perdita, accompagnato da negazione e da stordimento rispetto alla portata dell’evento traumatico; il desiderio e la ricerca della persona scomparsa; la fase di disperazione e disorganizzazione ed infine la fase dell'accettazione e della riorganizzazione. L'obiettivo finale è quello di andare avanti, accettando ed integrando l’evento nella propria vita. Non sempre è facile o possibile ed il consiglio, soprattutto per i genitori, è quello di chiedere un aiuto o un supporto in situazioni di lutto traumatico. Se i genitori sono supportati ed aiutati, indirettamente lo sono anche i bambini.

Ci sono comportamenti da evitare da parte dei genitori verso i propri figli?

Sicuramente i comportamenti estremi, quindi sia lasciarsi andare alla disperazione e al pianto, senza poi consolare e rassicurare il bambino, sia rifiutare e negare la situazione. Il dolore va accolto insieme al bambino, magari sfogliando un album dei ricordi, cucinando il piatto preferito del caro defunto, facendo un disegno per lui. Sono da privilegiare questi momenti di condivisione, caratterizzati da una serena malinconia rispetto al ricordo del defunto. Piangere ed essere rassicurati con la consapevolezza che la vita continua.