Disturbi d'ansia nei bambini: intervista alla specialista

 

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Intervista alla Dott.ssa Antonietta Marciano, Psicologa

Paura di parlare in pubblico, attacchi di panico, azioni compulsive: sono tutti comportamenti che rientrano nei disturbi d’ansia che possono colpire i più piccoli. Gli studi sulla prevalenza hanno evidenziato che, nella fascia d’età dai 4 ai 20 anni, una percentuale che va dall’ 8 al 12% presenta disturbi d’ansia diagnosticati da specialisti. Abbiamo chiesto alla psicologa Antonietta Marciano di spiegarci in cosa consistono e come si manifestano questo tipo di disturbi sempre più frequenti nell’infanzia e nell’adolescenza.

Cosa sono e come si manifestano i disturbi d’ansia?

L’ansia è una componente fisiologica che accompagna lo sviluppo dei bambini dall’infanzia all’età adulta. A seconda dell’età, i bambini possono sviluppare diverse paure e preoccupazioni. Ad esempio, bambini molto piccoli (1-3 anni) spesso presentano la paura di separarsi dalla figura genitoriale di riferimento. Verso i 3- 4 anni è tipica la paura del buio. Bambini più grandi (dagli 8 anni in poi) avranno preoccupazioni rispetto alla morte, ai ladri, a situazioni pericolose in cui è possibile ferirsi. Quando però paure, preoccupazioni e manifestazioni d’ansia del bambino sono accompagnate da sintomi fisici (cefalea, mal di pancia, dolori agli arti) e diventano pervasive al punto tale da compromettere il benessere e la funzionalità sociale e familiare del bambino, possiamo parlare di disturbo d’ansia.


Quali sono i disturbi d’ansia più comuni?

Tra i più comuni disturbi d’ansia nell’infanzia troviamo:

  • Ansia generalizzata. I bambini si preoccupano eccessivamente per molte cose, ad esempio la scuola, la salute e la sicurezza propria e dei familiari cari. Pensano costantemente al peggio e possono sviluppare sintomi fisici come mal di testa o mal di stomaco, tensione muscolare e affaticamento.

  • Disturbo ossessivo compulsivo (OCD). In un bambino con disturbo ossessivo compulsivo l’ansia prende la forma di ossessioni (pensieri intrusivi, eccessivi e preoccupanti) e compulsioni (azioni ripetitive per cercare di alleviare e neutralizzare l’ansia). Ad esempio, la preoccupazione costante di infettarsi (pensiero ossessivo) induce il bambino a lavarsi le mani ripetutamente (azione compulsiva).

  • Fobie specifiche. Sono intense paure di situazioni specifiche non necessariamente pericolose, come l’altezza, i cani o il volare in aereo. Queste fobie molto spesso portano i bambini ad evitare ciò di cui hanno paura.

  • Fobia sociale o ansia sociale. Il bambino teme di agire davanti agli altri a causa della paura di provare imbarazzo o vergogna. Si manifesta in contesti di performance e di interazione con i pari, come la scuola e lo sport.

  • Attacchi di panico. Questi episodi di ansia possono verificarsi senza una ragione apparente. Provocano in genere una paura improvvisa e intensa che si presenta insieme ad alcuni sintomi fisici, che possono includere un cuore in gola, mancanza di respiro, vertigini, intorpidimento o formicolio.

  • Ansia da separazione. Di solito insorge in età scolare quando il bambino manifesta preoccupazione eccessiva di separarsi dalla figura genitoriale.

La manifestazione più frequente che questi diversi disturbi hanno in comune è il rifiuto della scuola. Escludendo altre motivazioni oggettive (quali l’essere vittima di bullismo, avere difficoltà di apprendimento o contrasti con gli insegnanti), rifiutarsi di andare a scuola per un bambino o un adolescente può indicare la presenza di un disturbo d’ansia. Alcuni bambini si lamentano direttamente della loro ansia: "Sono preoccupato che non ti rivedrò mai più" (ansia da separazione) o "sono preoccupato del fatto che i bambini rideranno di me" (ansia sociale). Tuttavia, la maggior parte dei bambini lamenterà dei disturbi somatici anziché esprimere direttamente la paura: "Non posso andare a scuola perché ho mal di pancia".

Foto credits: ancheperme.it

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C’è una causa scatenante nei disturbi d’ansia?

Le cause principali sono legate ad una concomitanza di fattori genetici, temperamentali e ambientali. L’ereditarietà di questi disturbi è stata ampiamente dimostrata: è frequente quindi che anche i genitori abbiano una familiarità con i disturbi d’ansia. Tra i fattori di rischio del bambino troviamo un’eccessiva timidezza ed insicurezza e una difficoltà a regolare le proprie emozioni. Eventi di vita stressanti quali lutti, traumi, conflittualità coniugali o separazione dei genitori incidono notevolmente sullo sviluppo di questi disturbi. Infine, uno stile educativo genitoriale, troppo controllante- rigido o troppo permissivo-caotico, può essere associato a queste problematiche.


Come ci si approccia con il bambino nel momento in cui il disturbo si manifesta? Ci sono accorgimenti utili da tenere presente?

Il bambino che presenta dei vissuti ansiosi è solitamente molto sensibile, soprattutto alle critiche e ai giudizi, e può sentirsi sopraffatto da una sensazione costante di inadeguatezza. Le paure e le emozioni “vanno maneggiate” dagli adulti con cura e delicatezza, facendo attenzione a non essere giudicanti e a mantenere un clima accogliente, senza sconfinare nell’eccessiva preoccupazione (“stai attento, non farlo che poi stai male…”) o al contrario nella ridicolizzazione delle paure del bambino (“sono pensieri stupidi, ormai sei grande, sii coraggioso). Il bambino va incoraggiato con dolcezza, non forzato, ad affrontare le situazioni ansiogene, aiutandolo a trovare un escamotage per sentirsi più tranquillo (ad esempio il portafortuna di mamma in tasca durante l’orario scolastico o delle frasi di papà rassicuranti da leggere all’occorrenza). I piccoli sforzi vanno premiati, passo dopo passo. Per i genitori è un difficile compito quello di mantenere la calma dinanzi “al mal di pancia perenne” o “al pianto a dirotto” del proprio figlio che non vuole entrare a scuola. Il rischio è quello di essere sopraffatti dalle paure del bambino e dall’impotenza nell’aiutarlo o di distanziarsi con atteggiamenti rigidi. E’ quindi importante per i genitori un lavoro di consapevolezza per restare “in contatto” con la propria parte ansiosa e poter accogliere le paure del bambino.

Come va trattato questo tipo di disturbo da un punto di vista terapeutico?

La terapia psicologica in presenza di disturbi d’ansia nei bambini può basarsi su un trattamento individuale del bambino o su un intervento familiare, in particolare sulla relazione genitore-figlio. La terapia individuale comportamentale permette di esporre gradualmente il bambino allo stimolo ansiogeno e di lavorare sulla connessione di pensieri, emozioni e comportamenti. Molti studi hanno confermato che il buon esito della terapia individuale con il bambino è correlato ad un percorso di sostegno psicologico anche per i genitori o per il genitore che mostra dei vissuti ansiosi. La terapia familiare prende in carico l’intero sistema familiare e risulta efficace per dare una lettura relazionale del sintomo ansioso (rispetto a chi si manifesta e a cosa è funzionale l’ansia), permette di lavorare su dinamiche familiari caotiche o conflittuali, spesso latenti e “coperte” dai sintomi del bambino, e/o a rimodulare lo stile genitoriale delle figure di accudimento. Nel percorso di trattamento è importante considerare ed intervenire su tutti i contesti di vita del bambino, famiglia e scuola in primis. Essendo la scuola il contesto d’elezione per le manifestazioni ansiose del bambino, è molto efficace coinvolgere insegnanti ed educatori nel progetto terapeutico.