Disturbo Primario di Linguaggio (DPL): fattori di rischio e strategie

 

I disturbi di linguaggio sono un gruppo eterogeneo di disfunzioni che riguardano le abilità linguistiche, tra questi il  DISTURBO PRIMARIO DI LINGUAGGIO (DPL) è il disturbo del neurosviluppo più frequente in età prescolare (7% circa dei bambini, in maggioranza maschi), e consiste nella difficoltà ad acquisire la lingua “madre”, in assenza di problemi cognitivi, relazionali, neuromotori e sensoriali. 

Il disturbo primario di linguaggio può manifestarsi a diversi livelli:

  • livello dei suoni (un bambino che scambia o omette alcuni fonemi);

  • livello della struttura frasale (bambino che fa fatica a comporre una frase)

  • livello di conoscenza lessicale (bambino che conosce e produce un numero ridotto di parole)

I maggiori fattori di rischio ad oggi riconosciuti per un DPL sono:

  • Assenza della lallazione vocalica e/o consonantica (dai 5-7 mesi ai 9-10 mesi).

  • Assenza di utilizzazione di gesti deittici (9 mesi), come ad esempio dare, mostrare, indicare ecc e referenziali (12-14 mesi) come ad esempio gesto del ciao, telefonare ecc.

  • Assenza di parole a 12-13 mesi

  • Vocabolario ridotto: < 20 parole (intorno ai 18 mesi), < 50 parole (intorno ai 24 mesi).

  • Assenza produzione frasale SOGGETTO-VERBO (intorno ai 20-22 mesi).

  • Ritardo nella comparsa delle prime combinazioni di gesto-parola.

  • Assenza dell’esplosione del vocabolario (che generalmente si verifica intorno ai 30 mesi), con meno di 5 parole nuove a settimana.

  • Deficit nella comprensione di ordini non contestualizzati e che implicano una decodifica linguistica (24-30 mesi).

  • Assenza o ridotta presenza di gioco combinatorio (combinare l’utilizzo di due oggetti insieme)

  • Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico (24-30 mesi).

Il trattamento riabilitativo consigliato in caso di disturbi del linguaggio è di sicuro la Logopedia, che può essere erogata sia in forma individuale che in piccolo gruppo. Sempre più frequentemente, alla terapia logopedica diretta vengono affiancati interventi indiretti, molto indicati soprattutto prima dei 36 mesi di vita del bambino, in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell'intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista.

COME COMPORTARSI A CASA E A SCUOLA CON UN BAMBINO CON DPL?

Cosa possono fare i genitori e gli educatori in presenza di un bambino con disturbo di linguaggio? Ecco alcune semplici strategie da adottare a cura della Dott.ssa Alessandra Consoli, Logopedista:

  1. Creare degli spazi funzionali per lo sviluppo linguistico, dedicando, ad esempio, un momento specifico della giornata alla lettura condivisa di LIBRI, che devono essere semplici e prevedibili, magari in cui ci siano delle PAROLE CHE SI RIPETONO.

  2. Dedicare tempo all’ ascolto del bambino, rispettando i suoi tempi e aspettando sempre che finisca di parlare, senza MAI ANTICIPARE le sue parole o le sue intenzioni.

  3. Offrire sempre un modello verbale adeguato. Se il bambino dice una parola sbagliata, RIPETI SEMPLICEMENTE LA PAROLA correttamente, in modo da fornirgli un modello che lui SPONTANEAMENTE confronterà con il suo.

  4. Giocare con lui. Il gioco e' lo strumento per eccellenza, per interagire con il bambino. GIOCA CON LUI, utilizzando suoni o semplici parole ma che siano sempre le stesse, in modo che lui le associ e sia portato ad imitarti. Molto utili sono le FILASTROCCHE RIPETITIVE, da accompagnare con gesti e movimenti.

  5. EVITARE DI CORREGGERE il bambino di continuo: lui sa di non essere compreso e questo lo può rendere nervoso o più timoroso rispetto alla possibilità di “provare”. Invece di fargli notare sempre l'errore, MOSTRATI DISPONIBILE ALL'ASCOLTO e incoraggialo a provare.